Shanti Mayi

 

La libertà e l’illusione esistente

 

3ème Millénaire n.87 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini

 

Prima parte

Trascendere un modo di vedere

 

Cominciamo con un’affermazione del grande maestro Chan e Patriarca Zen  Huang Po. Dice: “così tutto l’universo visibile è il Budda; così sono tutti i suoni; tenete fermamente un solo principio e tutti gli altri saranno identici. Vedendo una sola cosa, vedrete TUTTO. Percependo la mente di un solo individuo, percepirete TUTTA la mente. Entrate in una sola via e TUTTE le vie saranno abbracciate dalla vostra visione, perché nessun luogo è privo della via. Quando il vostro sguardo si ferma su un granello di polvere, ciò che vedete è identico a tutti i vasti sistemi del mondo, alla forza maestosa dei loro fiumi e delle loro colline. Fissare una goccia d’acqua è vedere la natura di tutte le acque dell’universo. Di più, contemplando così la Totalità dei fenomeni, contemplerete la Totalità della mente. Tutti i fenomeni sono intrinsecamente vuoti e tuttavia quella mente  con cui sono identici non è un semplice niente. Con questo voglio dire che  esiste realmente, ma in un modo troppo meraviglioso perché lo comprendiamo. Si tratta di una esistenza che non è esistenza, una non esistenza che è nondimeno esistenza. Così in un modo meraviglioso, quel vero Vuoto esiste davvero”.

 

Questo per me rappresenta una chiarezza interiore potentemente elaborata, che emana da un Essere molto grande. La sua visione penetrante dell’irrealtà dell’apparente, basata sull’esperienza, è di una innegabile evidenza, e il modo con cui Huang Po l’esprime è chiara come l’acqua di fonte. In questo stesso esempio però è espressa nella stessa maniera chiara la visione opposta (benchè non opposta).

Secondo lui i due concetti si confermano e si escludono a vicenda. A mio modesto parere questo punto è molto importante. Lo è perché realizzando i duo concetti come esatti, nessuno dei due è considerato, in effetti, come una realizzazione vera o assoluta in se stessa. Così la vita è, al massimo, un avvenimento indefinibile e aperto, che non può essere espresso realmente in termini assoluti. Più guardate profondamente, meno vedete, più guardate profondamente, più vedete.

Vedete?

Questa esperienza non è un semplice niente. Essa è innegabilmente vuota di  sostanza o di permanenza inerente, ma non è un semplice niente. Prendete per esempio il miraggio di un’oasi nel deserto. E’ possibile che per giorni andiate verso l’oasi senza mai arrivare all’oasi esistente.

 

Un miraggio è una sorta di semplice niente, ma la nostra esperienza, lei, non lo è.

 

Se l’oasi esiste…quando arriverete e apprezzerete la freschezza che procura l’ombra degli alberi, l’acqua toglierà davvero la vostra sete.

 

Tutti concordano su questo punto.

Sogniamo tutti lo stesso sogno?

 

Il sognatore sembra essere una moltitudine, avendo delle esperienze a volte distinte a volte indistinte (intimamente personali)?

Questo punto è importante. Sento spesso persone esperte di spiritualità dire: “non è che un’illusione”. Ma nei fatti la vita è insondabile e tanto più oscura di quello.  Escludere con disinvoltura il cosmo intero e la diversità infinita  del suo contenuto come senza importanza, mostra una pura mancanza di saggezza.

La manifestazione dello spirito della materia o dello spirito in quanto materia, resta incomprensibile e profondamente misterioso. Definire ciò che appare in termini categorici non mi pare risultare da un reale investigare.

E’ molto semplice, quando si considera che l’impermanenza è la prospettiva utilizzata per esaminare perché la nostra esistenza non è che un’illusione, senza che  quel sapere solo crei  aridi miraggi, privi di vita. Tuttavia, quel sapere non invalida l’esperienza. La vita continua, continua e continua ancora mentre il cosmo si trasforma, trovando la sua espressione nei più piccoli dettagli della sua diversità infinita. Questo non può essere negato.

 

Il cambiamento è il fondamento dell’illusione e pertanto l’illusione non è un semplice niente.

 

Secondo me, sul piano spirituale,  i termini irrealtà, realtà, illusione, sono concetti rivelatori, che ci offrono una vera opportunità di illuminare la nostra mente indotta in errore. E’ perché il fenomeno di tutto ciò che è, sembra essere frammentato da dalle differenze, di cui le persone non sono generalmente coscienti, della presenza della Totalità. Quando realizziamo il carattere illusorio di ciò che appare, allora la Totalità diventa evidente.

Non è così? Si? No? Si!

 

La Totalità è un fatto, essa è la Verità fondamentale  di tutto ciò che è e di tutto ciò che non è. Partendo di là, quella illusione è reale o irreale? E la Verità che è o che sembra essere (perché la Verità che sembra esistere non è altro che la Verità)… è illusione, reale o irreale? Non posso dirlo e, se pensassi di poterlo dire, probabilmente non lo direi. Perché? Perché tutto questo è una meraviglia di una bellezza stupefacente, indicibile, incredibile, insondabile, incomprensibile.

Quando ci si tuffa nell’abisso del Mistero, non esiste semplicemente nessun luogo dove posarsi.

Non è meraviglioso?

 

Il silenzio interiore ricettivo ci offre infinite possibilità, e la possibilità è un potenziale alleato di una mente curiosa immersa in sfere curiose. Una saggezza e una possibilità più vaste  ci portano  a una visione non ostruita. Una visione aperta sul carattere sacro e illusorio della nostra esistenza.

Qui, non siamo altro che la nostra esperienza, ma non possiamo essere definiti dalla nostra esperienza. Non è questione di fare o non fare, di sforzo o non sforzo…, qui c’è solo una libertà perfetta ed autentica.

Arriva un momento in cui niente può essere aggiunto, sovrapposto, applicato, introdotto. Una ricettività e una percezione  indicibili… E di nuovo questo ci offre un mucchio di possibilità.

Nessun concetto può veramente corrispondere all’assoluto, qualsiasi cosa sia, e però questi stessi concetti a volte ci indicano in modo esatto ed eloquente la via da seguire verso la Verità.

Non è meraviglioso?

Tutto ciò che sta per essere enunciato non ha nulla di un’esitazione, che vacilla continuamente tra una cosa ed un’altra. Questo sembrerebbe piuttosto l’arte di un giocoliere che mantiene di fronte a sé tutte le palle in movimento, senza trattenerne o farne cadere nessuna.

 Si tratta di un’apertura ricettiva che non sceglie né questo né quello. credente né incredulo, semplicemente aperto e ricettivo, l’io (l’occhio) vede il Mistero senza distinguerne l’oggetto.

 

Seconda Parte

 

Offrirvi uno sguardo su di un altro carattere illusorio.

 

Nel corso della mia vita, ho avuto l’immensa fortuna  di assorbire la saggezza dei numerosi cammini  che mi hanno condotto nelle profondità del mio cuore. Ho il più grande rispetto per il Buddismo chan (affilato come una lama di rasoio), l’Advaita, l’Induismo e il Cristianesimo  (sono cresciuta come russa ortodossa) perché tutti hanno rappresentato perfetti specchi di saggezza lungo il cammino  della chiara via spirituale.

Sento una profonda risonanza con i popoli indigeni e il loro innato modo di vivere la  spiritualità. Erano, e sono,  così vivi nella loro spiritualità!

Ad ogni respiro, dalla nascita fino alla morte erano, e sono ancora, immersi nella vita e nel vivente, in quanto via di saggezza. Lo sciamano peruviano, per esempio, sa che tutto nell’esistenza è un’onda d’energia (illusione). E’ un fatto certo.

Questo è diventato primordiale per me, perché gli insegnamenti derivano dalla vita stessa (il carattere illusorio), dalle stelle,  dai fiumi, dagli antenati, come dalle donne, dagli uomini e dai bambini, dagli animali, dalla pioggia e dal tuono, dagli antichi, dalla musica, dalla danza, dal cibo, dai raccolti, ecc. Ho riconoscenza per tutto questo, come per la fortuna che ho di condividere questo con voi.

 

Come ho scritto sopra, ho scoperto qualcosa di meraviglioso nel Mistero: essere semplicemente, totalmente aperti, non credere né dubitare. Semplicemente, ricevere e dare.

 

Il seguente racconto storico riporta un fenomeno sociale che ha preso un’intera cultura. La storia che sto per raccontarvi non è specifica dei lakota, ma si avverò in molte tribù, attraverso i paesi americani, press’a poco nello stesso periodo.

Certe tribù non hanno lo stesso passato. Non conosco storie appartenenti ad altre tribù, è possibile che differiscano una all’altra…ecco perché vi racconto questa…

 

Circa ottocentoanni fa due giovani cacciavano nelle pianure, alla ricerca di bisonti. Stavano su una collina quando videro una donna sacra. Quello che desiderava la sua bellezza corse verso di lei e quando l’ebbe raggiunta tutti e due furono ricoperti da una bruma nebulosa; poco dopo, quando la bruma si fu dissolta, il secondo giovane si avvicinò e là, ai piedi della donna sacra trovò il suo amico, ridotto in ossa e polvere. “Che avete fatto?” gridò. Lei disse:

“ Non vi adirate; in pochi istanti abbiamo vissuto una vita insieme; è stato felice fino ad un’età  avanzata.

Sono venuta a portarvi un regalo. Andate e dite al vostro Capo  tribù che arrivo; fate una grande capanna e invitate a venire uomini e donne”.

Il giovane fece così; i lakota lavorarono duramente per fare quello che gli era stato chiesto. Quando lei arrivò, il calore di un piccolo fuoco, al centro della capanna rischiarava i visi degli ospiti. Lei disse che aveva portato un medicinale molto potente in regalo. Da un lungo anello trasse due cose distinte e le legò una all’altra. Riempì un piccolo contenitore di tabacco e parlò loro della magia del tabacco. Disse che il tabacco di quella pipa era estremamente sacro. Stette un momento con la tribù e disse di conservare la loro integrità e spiegò loro come preparare la pipa (chanupa in lakota)

Disse che il vaso rosso era la donna e che il lungo stelo era l’uomo. Quando sono legati, allora si crea l’universo e funziona bene. La sua storia era lunga, affascinante e profonda. I lakota furono onorati di ricevere lei e il suo regalo. Essa diede la pipa al Capo e gli insegnò tutto sulla bellezza della pipa, poi offrì molte cerimonie per coltivare la potenza spirituale degli esseri umani.

Venne per lei il momento di partire e tutti assistettero alla partenza. Mentre si allontanava, si girò e scosse tutto il corpo. Si mutò in un bisonte rosso. Il bisonte corse, si voltò e si mutò in un bisonte nero. Questo bisonte nero infilò i suoi zoccoli nella terra formando una nube di polvere, poi divenne un bisonte giallo. Allora il bisonte giallo si voltò verso la tribù per l’ultima volta e si cambiò in un giovane bisonte bianco. Essa era la Femmina Bisonte Bianco.

Quella pipa che essa ha donato si chiama il “bagaglio di medicina sacra”; essa è ancora oggi nelle mani del guardiano della pipa sacra nella riserva di Green Grass, nel Dakota del sud.

Mutakuye Oyasin” significa “ siamo tutti legati”. In un mondo relativo è così esatto… noi siamo Un solo Essere, sembrando una moltitudine.

Le storie contengono molti livelli d’immagini, non per forza evidenti per certuni, che ci alimentano in modo molto diverso. Uno spirito curioso in una sfera curiosa… una farfalla, un miraggio…un risveglio in mezzo a impressioni multidimensionali.

 

Dunque cos’è veramente l’Illusione? Questo vuol dire che il sogno non esiste? O che in modo meraviglioso esiste e come… e non smette di tentare di liberarci dalla nostra mente confusa, aprendoci ad una più grande espansione di coscienza. Risvegliandoci tutti  al potenziale delle infinite dimensioni delle impressioni e delle percezioni creative. Apriamo molto semplicemente il nostro cuore e la nostra mente, liberiamoci dalla scelta di qualsiasi cosa  di definito, nell’assoluto. Senza mai dimenticare, certo, di amare teneramente la Totalità (che noi stessi siamo), che è la Verità autentica e che, in realtà, è tutto ciò che sembra essere.